La crisi del PD e il peso dei leader nell’analisi post elettorale

Per il 34% degli italiani è stato Luigi Di Maio il leader più convincente negli ultimi giorni di campagna elettorale: il Movimento 5 Stelle, con la sua squadra di Governo, si è posto al centro dell’agenda politica e mediatica nelle due settimane che hanno preceduto l’apertura delle urne. Il 21% indica invece Matteo Salvini, la cui strategia comunicativa ha permesso alla Lega di superare Forza Italia all’interno della coalizione di Centro Destra. È uno dei dati che emerge dall’analisi post elettorale condotta dall’Istituto Demopolis, diretto da Pietro Vento.

Molto distanziati appaiono gli altri esponenti politici: meno di un cittadino su 10 indica Silvio Berlusconi o il presidente del Consiglio uscente Paolo Gentiloni. Oltre un quinto degli italiani non ha ritenuto credibile alcun leader.

Il grande sconfitto di questa competizione elettorale è il Partito Democratico di Renzi: come emerge dal trend del Barometro Politico Demopolis, il PD – il cui declino è iniziato subito dopo il Referendum Costituzionale – ha toccato il 4 marzo, con il 19%, il suo punto più basso. Il consenso si è dimezzato in 10 anni: dagli oltre 12 milioni di elettori del Partito Democratico di Veltroni nel 2008, si passa agli 8 milioni 650mila del 2013 sino ai 6 milioni e 150mila voti di oggi.

Significativa appare l’analisi dei flussi elettorali, realizzata dall’Istituto diretto da Pietro Vento. Sia pur in minima parte compensata da un segmento di nuovi elettori e di quanti avevano scelto Monti e i centristi 5 anni fa, la caduta del consenso del PD appare netta. Su 100 elettori che nel 2013 avevano votato il Partito Democratico, oggi appena 60 hanno confermato il voto al PD.

Secondo i dati di Demopolis per il programma Otto e Mezzo, 18 elettori su 100, il numero più significativo di chi aveva scelto i democratici 5 anni fa, hanno votato per il Movimento 5 Stelle.

Un’estrema minoranza ha optato per LeU o altre liste. 15 su 100, circa 1 milione e 300 mila elettori del PD nel 2013 – delusi o poco convinti – il 4 marzo hanno scelto invece di astenersi.

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