Risultati dei sondaggi dell’Istituto Demopolis

Un mese di Governo Meloni nell’opinione degli italiani

Ad un mese dal’insediamento, il 42% degli italiani esprime una valutazione positiva sui primi 30 giorni di Governo Meloni. Più alta al 48%, in crescita nelle ultime settimane, è la fiducia in Giorgia Meloni: il giudizio positivo degli italiani sulla Presidente del Consiglio risulta di 6 punti superiore rispetto alla valutazione complessiva dell’Esecutivo.

È il dato che emerge dal sondaggio condotto dall’Istituto Demopolis.

La fiducia in Giorgia Meloni – secondo l’analisi Demopolis – si differenzia significativamente in base alla collocazione politica dei cittadini, con una punta del 96% tra chi vota Fratelli d’Italia. Si fidano della Premier 3 elettori su 4 della Lega ed il 65%% dei simpatizzanti del partito di Berlusconi. I giudizi risultano estremamente polarizzati: di Giorgia Meloni si fida un quarto di chi vota Azione ed appena il 7-8% degli elettori di PD e Movimento 5 Stelle.

Barometro Politico Demopolis: come cambia il consenso e il peso dei partiti

Il Barometro Politico dell’Istituto Demopolis ha analizzato anche i riflessi sul peso e sul trend dei partiti a circa 2 mesi dalle ultime elezioni.
Fratelli d’Italia si confermerebbe ampiamente primo partito con il 29%, guadagnando 3 punti rispetto al 25 settembre scorso. Il M5S, con il 17,4% ed in crescita di quasi 2 punti, supererebbe un Partito Democratico in calo di 2 punti e mezzo, attestato oggi al 16,5%. Di fatto stabili la Lega all’8,7% ed Azione al 7,6%; perde quasi un punto Forza Italia al 7,3%; al 3,5% Sinistra e Verdi.

L’Istituto diretto da Pietro Vento ha fotografato infine la forza odierna delle coalizioni: la maggioranza di Governo (FdI, Lega e FI) otterrebbe il 45%, 2 punti in più del 25 settembre. Analogo ma totalmente frammentato sarebbe nelle urne il peso elettorale delle 3 opposizioni parlamentari: 20% per il Centro Sinistra (PD, Sinistra e Verdi), 17,4% per i 5 Stelle di Conte, 7,6% per Il Terzo Polo di Calenda.

Gli italiani, la Scuola e la povertà educativa minorile

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La povertà educativa minorile nel nostro Paese, con l’emergenza Covid, è aumentata rispetto a 3 anni fa: ne è convinto il 75% degli italiani.

Intanto, in settembre la scuola si è aperta in presenza e senza restrizioni, con le stesse dinamiche del periodo pre-pandemico. Ma, per i due terzi dei genitori italiani con figli in età scolare, con il ritorno sui banchi, non si è fatto tesoro della dura lezione del Covid: i problemi sono rimasti. E la scuola, del resto, non è iniziata per tutti allo stesso modo. 
Sono alcuni dei dati che emergono dalla ricerca sugli italiani e la povertà educativa minorile, condotta dall’Istituto Demopolis in occasione della Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.


L’analisi dell’opinione pubblica fotografa le insanate problematiche nella scuola: il 64% ritiene che le strutture scolastiche siano troppo vecchie, ma pesano anche le difficoltà immateriali del sistema. Per il 58% è grave la carenza di attività di recupero per i ragazzi in difficoltà, anche a causa di una difficile interazione tra scuole e famiglie; inoltre, non sembra sufficiente la motivazione degli insegnanti e non si attenua la dispersione scolastica. Proprio quest’ultimo dato racconta un fenomeno che, nella percezione del 59% degli italiani, intervistati da Demopolis, risulta peggiorato nell’ultimo biennio. 

Nell’ultimo anno scolastico, oltre 80 mila studenti non hanno maturato una frequenza a scuola sufficiente per poter essere scrutinati: in altri termini, sono stati bocciati per troppe assenze. Per 2 italiani su 3 si tratta di un dato allarmante e da affrontare con urgenza. Un quinto ascrive il fenomeno al periodo pandemico.

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Ma a che cosa è dovuto il perdurare dell’abbandono scolastico nel nostro Paese? I ragazzi – secondo il 74% degli intervistati – perdono la via di scuola per lo più a causa della fragilità del contesto familiare di origine e per l’inadeguatezza degli strumenti di contrasto all’abbandono: l’assenza di serie strategie di recupero e motivazione degli studenti a rischio, la limitata risposta istituzionale, la vacuità del sistema di relazioni famiglia-scuola-istituzioni. 

Le responsabilità stanno tutte intorno agli studenti “fantasma”; e tuttavia, per il 61% degli italiani, è comunque giusto bocciare per eccesso di assenze.

 

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La ricerca individua alcuni indici di un’Italia adulta che – all’indomani dell’emergenza pandemica – si dimostra a tratti più “spaventata” dai ragazzi che preoccupata per la qualità del contesto in cui vivono; un Paese che stenta a fare autocritica ma appare molto critico sulle derive più estreme del disagio fra gli adolescenti, sebbene si tratti di situazioni circoscritte, per quanto gravi. 

Non a caso, la principale preoccupazione individuata dai cittadini, pensando ai bambini e agli adolescenti in Italia, è con il 76% di citazioni la diffusione della violenza giovanile e delle baby gang, ma anche gli episodi di bullismo o cyberbullismo (69%) ed il consumo di alcol e droga (63%).


Dall’indagine dell’Istituto Demopolis, promossa dall’impresa sociale Con i Bambini, emerge un’ulteriore consapevolezza dell’opinione pubblica: nell’ultimo biennio, per il 74% degli italiani, le disuguaglianze tra i minori in Italia sono ulteriormente aumentate. È un’Italia sempre meno a misura di bambini e ragazzi.

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