Risultati dei sondaggi Demopolis
Come cambia il peso dei partiti in Italia: Barometro Politico di marzo dell’Istituto Demopolis
Se si votasse oggi per le Elezioni Politiche, Fratelli d’Italia otterrebbe alla Camera il 28,2%, confermandosi primo partito nel Paese. Si ridurrebbe a poco più di 7 punti il vantaggio sul PD, al 20,3%, in crescita di mezzo punto rispetto al mese di gennaio; il Movimento 5 Stelle avrebbe 15,6%.
Il Barometro Politico di marzo dell’Istituto Demopolis ha misurato il peso nazionale dei partiti dopo il voto in Sardegna e in Abruzzo.
In crisi, in discesa di oltre un punto, è la Lega di Salvini, che si ritroverebbe all’8%, seguita da Forza Italia in lieve crescita al 7,8%. Nel Barometro Politico Demopolis, troviamo poi al 3,6% Sinistra e Verdi, al 3,2% Azione che perde lo 0,6%. Sotto il 3%, per il momento, gli altri partiti.
L’Istituto diretto da Pietro Vento ha misurato anche la forza potenziale delle coalizioni nell’ipotesi in cui si ripetesse l’alleanza PD e M5S sperimentata in Sardegna: secondo i dati Demopolis, i partiti di Centro Destra dell’attuale maggioranza di Governo avrebbero oggi il 45%. Non distante, staccata di 3 punti al 42%, sarebbe l’ipotetica coalizione di Centro Sinistra-M5S. Con i tre partiti del “Terzo Polo” che, insieme, raggiungerebbero oggi il 6%.
Analizzando i trend Demopolis, il partito della Premier Giorgia Meloni passa dal 26% del settembre 2022 al 29,5% dell’ottobre scorso, per attestarsi oggi al 28,2%. Oltre 20 punti sopra Lega e Forza Italia, i due alleati di Governo. Lieve crescita per il Partito Democratico di Elly Schlein, dal 19% delle Politiche al 19,5 di ottobre sino al 20,3% di oggi.
Il voto in Sardegna: chi ha scelto Todde
L’Istituto Demopolis ha analizzato i flussi elettorali delle Regionali in Sardegna e la provenienza dei 334 mila voti alla nuova Presidente: su 100 elettori che hanno votato Alessandra Todde, 54 avevano scelto Zedda e il Centro Sinistra alle precedenti Regionali del 2019; 21 su 100 si erano espressi per il 5 Stelle Desogus, 9 si era astenuti. 16 elettori su 100 di Todde, oltre 50 mila, avevano votato 5 anni fa per il presidente uscente di Centro Destra Christian Solinas.
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Il conflitto israelo-palestinese e l’intervento militare nel Mar Rosso: l’opinione degli italiani
A poco più di 5 mesi dall’attacco terroristico di Hamas in Israele del 7 ottobre, crescono le preoccupazioni dell’opinione pubblica per le incognite del conflitto in Medio Oriente e per il costo pesantissimo in vite umane. Più di 2 italiani su 3 ritengono che servirebbe imporre una tregua per interrompere l’uccisione di civili palestinesi nella Striscia di Gaza e permettere la liberazione degli ostaggi. Di parere diverso il 23%, convinto che Israele abbia il diritto di proseguire l’azione militare a Gaza.
È uno dei dati più significativi che emerge dall’indagine realizzata dall’Istituto Demopolis.
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Secondo il trend rilevato negli ultimi 5 mesi da Demopolis, la percentuale di cittadini che auspica una tregua nel conflitto israelo-palestinese cresce dal 40% del novembre scorso al 53% di gennaio per attestarsi oggi al 68%.
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L’Istituto diretto da Pietro Vento ha analizzato gli orientamenti dell’opinione pubblica anche in base alla collocazione politica: l’esigenza di un cessate il fuoco a Gaza risulta maggioritaria e trasversale in quasi tutti i partiti, con l’eccezione della Lega. Ad auspicare una tregua, per ragioni umanitarie, sono più di 9 elettori su 10 di M5S e PD, ma anche il 65% di chi vota Forza Italia e il 54% degli elettori di Fratelli d’Italia.
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Guardando al futuro, dopo l’auspicabile fine del conflitto, la soluzione di due Stati per i due popoli, israeliano e palestinese, trova ampia condivisione nel nostro Paese. Se il 40% la ritiene urgente e necessaria, la maggioranza assoluta degli italiani crede che quella dei due Stati sia una soluzione opportuna, anche se piuttosto difficile da attuare nel contesto odierno. A non auspicare uno Stato per i palestinesi è appena il 9%.
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L’Istituto Demopolis ha analizzato infine l’opinione dei cittadini sulla situazione in atto nel Mar Rosso dove risultano sempre più frequenti gli attacchi dei miliziani Houthi alle navi mercantili. 7 italiani su 10 condividono il coinvolgimento dell’Italia nella missione militare europea, nella convinzione che si tratti di una scelta imposta dalla necessità di salvaguardare il traffico commerciale da e verso l’Europa. Per poco più di un quinto degli intervistati si tratta invece di una scelta sbagliata, che rischia di esporci in un nuovo fronte di guerra.
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Gli orientamenti dell’opinione pubblica italiana dopo più di 2 anni di guerra tra Russia ed Ucraina
Sono trascorsi oltre 2 anni dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, iniziata all’alba del 24 febbraio 2022. 24 mesi di conflitto hanno inciso sull’atteggiamento dell’opinione pubblica nel nostro Paese: poco più di un quarto degli italiani ritiene che l’Europa debba mantenere fermamente la propria posizione nel supporto all’Ucraina; il 65%, invece, di fronte al prolungarsi del conflitto, auspica che l’Europa possa impegnarsi diplomaticamente per una tregua e per provare a favorire un negoziato tra Mosca e Kiev.
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È uno dei dati che emerge dall’indagine realizzata dall’Istituto Demopolis.
Si tratta di un orientamento che risulta oggi maggioritario e trasversale, sia pur con alcune differenze percentuali, in tutti gli elettorati dei principali partiti: l’idea che l’UE dovrebbe favorire un negoziato per porre fine alla guerra è condivisa da oltre l’80% di chi sceglie M5S e Lega, ma anche dal 62% degli elettori del PD e dal 61% di chi vota Fratelli d’Italia.
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Se resta alta la volontà degli italiani di continuare a sostenere economicamente il popolo ucraino, le convinzioni cambiano sul versante militare: il 53% dei cittadini, intervistati da Demopolis, ritiene che nel 2024 l’Italia non dovrebbe continuare ad inviare armi a Kiev. Favorevoli alla prosecuzione delle forniture militari si dichiarano oggi 4 italiani su 10.
La scelta divide gli elettorati dei maggiori partiti: i più propensi appaiono i simpatizzanti di Forza Italia, i più contrari quanti votano 5 Stelle e Lega. Sull’invio delle armi si spaccano a metà gli elettorati dei 2 principali partiti, Fratelli d’Italia e Partito Democratico.
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Non lascia invece dubbi, nell’indagine Demopolis, la nettissima posizione degli italiani rispetto ad un eventuale coinvolgimento sul campo della Nato e, conseguentemente, del nostro Paese: meno di 1 su 10 condivide l’opzione di un intervento con mezzi e truppe nel conflitto. L’82% dei cittadini, intervistati dall’Istituto diretto da Pietro Vento, ritiene che un intervento della Nato porterebbe al pieno coinvolgimento dell’Europa e ad una pericolosa escalation nucleare.
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Resta molto critico il giudizio dell’opinione pubblica sulle responsabilità della Russia. Si parla di nuove sanzioni economiche a Mosca da parte di Stati Uniti ed Unione Europea dopo la morte in carcere del principale oppositore di Putin, Aleksei Navalny: le condivide il 75% degli italiani; le ritiene sbagliate il 16%.
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Come cambiano le priorità degli italiani: il trend 2019-2024 nell’analisi dell’Istituto Demopolis
Per l’80% degli italiani dovrebbe essere il contenimento dell’inflazione e del crescente costo della vita la priorità assoluta dell’agenda di Governo del 2024. Al secondo e al terzo posto, citate da 2 cittadini su 3, l’esigenza di investimenti nella sanità e di una reale riduzione della pressione fiscale.
Sono i dati che emergono dall’indagine condotta dall’Istituto Demopolis. Il 58% degli intervistati vorrebbe un impegno nelle politiche per l’occupazione; maggioritarie risultano anche le richieste di più sicurezza urbana e di nuovi investimenti nella scuola.
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Ma come sono mutate negli ultimi 5 anni le priorità degli italiani? “L’emergenza Covid prima, le guerre e i problemi dell’energia dopo – spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento – hanno modificato significativamente l’agenda di Governo dei cittadini. A scapito delle politiche per l’occupazione, che erano al primo posto nel 2019, la prima posizione viene conquistata oggi dal contenimento dei prezzi e dell’inflazione”.
L’esigenza di investire nella sanità cresce dal 52% di 5 anni fa al 67% odierno. Ma il cambiamento più netto riguarda il tema dell’immigrazione che nel 2019 rappresentava una priorità per il 70% degli italiani e che oggi è citato da 4 intervistati su 10.
Secondo l’analisi dell’Istituto Demopolis, sono le questioni economiche a risultare centrali nelle preoccupazioni dell’opinione pubblica: per appena 1 italiano su 6 la situazione economica del Paese è destinata a migliorare nei prossimi mesi. Il 35% immagina invece un peggioramento del quadro economico. Per la maggioranza relativa, poco meno della metà degli intervistati, lo scenario è destinato invece a rimanere sostanzialmente invariato.
La mobilitazione degli agricoltori nell’opinione degli italiani
Che ne pensano gli italiani della “protesta dei trattori” nel nostro Paese? 7 cittadini su 10 ne condividono, nel complesso, le ragioni; il 16% la ritengono sbagliata, il 14% non esprime un giudizio.
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Sia pur con percentuali differenti, i diversi elettorati comprendono le motivazioni della mobilitazione: l’approva l’86% di chi vota Lega, il 78% degli elettori di Fratelli d’Italia ed il 73% di Forza Italia. La condivisione resta maggioritaria anche tra i partiti di opposizione: 65% tra chi sceglie il M5S e 54% tra quanti votano il PD.
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Entrando nel merito delle questioni, l’Istituto ha analizzato il grado di condivisione nell’opinione pubblica delle principali istanze del mondo agricolo: il 90% degli italiani approva la richiesta di vietare l’importazione di prodotti da Paesi con standard meno rigidi rispetto a quelli italiani ed europei; il 56% si schiera a favore della reintroduzione dell’esenzione dell’Irpef per i redditi agricoli, abolita nell’ultima legge di bilancio; poco più di uno su due condivide l’eliminazione dell’obbligo di lasciare incolto, per la biodiversità, il 4 per cento dei campi.
Decisamente minoritario, appena il 33%, risulta invece, nei dati Demopolis, il sostegno degli italiani allo stop richiesto dagli agricoltori alla normativa europea sulla riduzione dell’uso di pesticidi.
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Accanto alle richieste della “protesta dei trattori”, gli agricoltori – in maniera diffusa – chiedono da tempo garanzie che i loro guadagni non siano inferiori ai costi effettivi di produzione, con un riequilibrio del loro peso nella filiera. È quest’ultima un’istanza compresa e condivisa dal 75%, 3 italiani su 4.
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Il primo sondaggio sulle Elezioni Europee: l’ipotetico effetto Meloni-Schlein capolista sul consenso ai partiti
L’Italia ormai da settimane appare in piena campagna elettorale per le Europee. Se ci si recasse oggi alle urne, Fratelli d’Italia – in crescita rispetto alle Politiche del settembre 2022 – otterrebbe il 28%; il PD avrebbe il 20%, mentre il Movimento 5 Stelle si attesterebbe al 15,8%. Al 9% la Lega di Salvini, al 7,2% Forza Italia.
È la fotografia che emerge dal primo sondaggio sulle Elezioni Europee realizzato dall’Istituto Demopolis.
In assenza di ulteriori alleanze o accordi, gli altri partiti non raggiungerebbero oggi la soglia del 4% necessaria per l’ingresso al Parlamento Europeo. Azione di Calenda otterrebbe il 3,8%, Verdi-Sinistra il 3,6%, Italia Viva il 2,7, Più Europa il 2%. Con un’affluenza stimata del 56% e più di 4 italiani su 10 che diserterebbero le urne.
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Il dibattito si concentra da settimane sull’eventuale candidatura delle leader dei due principali partiti come capolista in tutte le circoscrizioni. Demopolis ha analizzato l’opinione degli italiani sulla prossima scelta di Meloni e Schlein.
Tra le ragioni a supporto della candidatura della Premier, il 40% la vede come un’opportunità per pesare di più nella scelta della prossima Commissione Europea; il 26% come un’occasione per Giorgia Meloni di rafforzare il consenso di Fratelli d’Italia. Ragione prevalente del no, per quasi 2 italiani su 3, il fatto che è già Premier e non andrebbe di fatto al Parlamento Europeo.
Similari appaiono le ragioni del sì e del no alla candidatura di Elly Schlein. Per quasi un terzo si dovrebbe candidare per misurarsi nelle urne e rafforzare il consenso del PD; per il 26% avrebbe l’opportunità di polarizzare il voto e confrontarsi elettoralmente con la Premier. Motivo centrale del no alla candidatura della Segretaria del PD, indicato dal 68%, è che – se eletta – difficilmente lascerebbe Montecitorio per andare a Bruxelles.
Prescindendo dalle ragioni e dall’opportunità si è misurato l’effetto eventuale sul consenso elettorale di una candidatura di Meloni e Schlein alle Europee. Con Giorgia Meloni capolista, Fratelli d’Italia guadagnerebbe 2-3 punti percentuali. Di minor impatto la candidatura Schlein, che farebbe comunque guadagnare circa un punto al PD.
21 MARZO 2024