Risultati dei sondaggi Demopolis

A. Barometro Politico dell’Istituto Demopolis: il peso dei partiti e la fiducia nei leader
B. L’elezione del nuovo Presidente della Repubblica nell’opinione degli italiani
C. L’Italia delle disparità di genere
D. Gli italiani, la scuola e la povertà educativa minorile: la dura “lezione” del Covid

Barometro Politico dell’Istituto Demopolis: il peso dei partiti e la fiducia nei leader

Se si votasse oggi per la Camera, il PD otterrebbe il 21%, superando Fratelli d’Italia al 20,3% e tornando, sia pur di misura, dopo 7 anni primo partito. La Lega, in lieve calo, si ritroverebbe al terzo posto con il 19,2%; il Movimento 5 Stelle avrebbe il 15,8%; Forza Italia il 7,4%. È la fotografia odierna sul consenso ai partiti scattata dal Barometro Politico dell’Istituto Demopolis, diretto da Pietro Vento. 

Colpisce, analizzando il trend Demopolis dalle Europee del 2019 ad oggi, la crescita di 14 punti del partito della Meloni che beneficiando del ruolo di quasi unica opposizione, ha ormai da settimane completato la lunga rincorsa su Salvini e supera di poco più di un punto la Lega. 

In questo scenario – secondo il sondaggio Demopolis – le figure più apprezzate dagli italiani restano, con il 67%, il Capo dello Stato Sergio Mattarella e, con il 62%, il Premier Draghi. Al terzo posto, con il 41%, il presidente dei 5 Stelle Giuseppe Conte, seguito al 38% da Giorgia Meloni. Sale al quinto posto il segretario del PD Enrico Letta, mentre si conferma al 33% la fiducia in Roberto Speranza. Un’ultima curiosità: dopo molti anni, Silvio Berlusconi affianca Matteo Salvini al 31% nel giudizio degli italiani. 

L’elezione del nuovo Presidente della Repubblica nell’opinione degli italiani

In gennaio il Parlamento in seduta comune sarà chiamato ad eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. 6 italiani su 10 vorrebbero al Colle una figura politica o istituzionale di grande esperienza; un terzo opterebbe invece per una personalità di prestigio estranea alla politica. 

Anche se si tratta di un’ipotesi non presa in considerazione dall’attuale Capo dello Stato, la maggioranza assoluta degli italiani, il 56%, vedrebbe positivamente una riconferma al Quirinale di Sergio Mattarella: non è un caso, visto che si tratta della figura istituzionale che – secondo il Barometro Politico Demopolis – gode oggi del maggior grado di fiducia dei cittadini. 

Quali fattori, secondo l’opinione pubblica, saranno determinanti nella scelta del nuovo Capo dello Stato? Per il 45% degli italiani, intervistati da Demopolis, prevarrà la volontà dei parlamentari di evitare il rischio di ritorno alle urne, mantenendo Draghi a Palazzo Chigi. Oltre 4 su 10 ritengono decisiva la disponibilità di Draghi di fronte all’eventuale duplice opzione; di parere diverso il 25%, convinto che l’elezione al Colle di Draghi potrebbe essere incentivata anche dalla voglia di elezioni anticipate di alcuni partiti. 

La complessa partita per il Quirinale vedrà sicuramente come assoluto protagonista l’attuale Premier Mario Draghi, posto da mesi dal mondo politico dinanzi ad un bivio tra Palazzo Chigi ed il Colle. Nel complesso scenario odierno, il 53% degli italiani preferirebbe che Draghi restasse oggi alla guida del Governo. Il 24% dei cittadini lo vorrebbe, invece, da febbraio nuovo Presidente della Repubblica. Un quinto in nessuno dei due ruoli. 

L’Italia delle disparità di genere

L’81% degli italiani dichiara di riconoscere l’importanza della parità di genere. Un dato rilevante sebbene inferiore a quello dei più vicini Paesi europei: Spagna (84%), Francia e Germania (90%).

L’Italia deve ancora impegnarsi per il pieno raggiungimento dell’obiettivo: appena un quarto dei cittadini ritiene che sia stata raggiunta nel nostro Paese la parità di genere nel mondo del lavoro, con un dato ampiamente inferiore alla media UE e che scende al 14% nel segmento femminile del campione. Si tratta di una meta ancora lontana nella percezione del 68% dei cittadini intervistati da Demopolis. 

E ci sono settori più ostili di altri, soprattutto per le donne nei ruoli decisionali. Nella percezione dell’opinione pubblica, si salva, in parte, il mondo dei mass media: per il 70% degli intervistati, si dimostra infatti più equo di altri nella presenza di donne anche nelle postazioni di comando. Appena un terzo ritiene che le donne in Italia siano equamente rappresentate ai vertici della politica. Il dato scende al 25% per il mondo d’impresa.

Gli italiani, la scuola e la povertà educativa minorile: la dura “lezione” del Covid

Le conseguenze della pandemia fra i bambini e gli adolescenti italiani, ben oltre la dimensione sanitaria, iniziano a tratteggiarsi con evidenza, mettendo in luce anche i limiti del ruolo della scuola nella crescita delle nuove generazioni.

Nella percezione di 2 cittadini su 3, nell’ultimo biennio a seguito dell’emergenza Covid, sono aumentate le disuguaglianze tra i minori, estremizzando le fragilità dei più piccoli.  Sono molti – spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento –  i problemi di bambini e ragazzi che si sono accentuati in quasi 2 anni di pandemia: dalla crescita della dipendenza da smartphone e tablet, indicata dal 78%, alla regressione degli apprendimenti e del metodo di studi, segnalato dai 2/3 degli italiani, sino al rischio di esclusione per i più fragili.

Anche perché appena l’8% crede che la scuola italiana garantisca oggi opportunità eque per tutti. Per il 64% le opportunità dell’istruzione hanno livelli di qualità differenti, e con forti divari, anche in seno ai medesimi contesti regionali ed urbani; il 25% dichiara siano garantite solo per alcuni.
La scuola, con i suoi problemi, regge, ma non può farcela da sola. Matura la convinzione, in quasi 8 italiani su 10, che la responsabilità della crescita dei minori debba essere di tutta la comunità.

La ricerca focalizza i bisogni individuali e collettivi in tema di infanzia e adolescenza affiorati dopo l’emergenza Coronavirus, l’onda lunga della crisi pandemica sui più giovani, le percezioni dell’opinione pubblica sulla diffusione della povertà educativa, tema della cui importanza l’opinione pubblica appare sempre più consapevole: dopo la dura “lezione” del Covid, che ha estremizzato le fragilità e la sofferenza sociale, il 57% degli italiani ritiene che l’azione di contrasto alla povertà educativa minorile sia oggi ancora più importante rispetto a due anni fa.

2 dicembre 2021

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