Il conflitto israelo-palestinese nell’opinione degli italiani

A 5 mesi dall’attacco terroristico di Hamas in Israele del 7 ottobre, crescono le preoccupazioni dell’opinione pubblica per le incognite del conflitto in Medio Oriente e per il costo pesantissimo in vite umane. Più di 2 italiani su 3 ritengono che servirebbe imporre una tregua per interrompere l’uccisione di civili palestinesi nella Striscia di Gaza e permettere la liberazione degli ostaggi. Di parere diverso il 23%, convinto che Israele abbia il diritto di proseguire l’azione militare a Gaza.
È uno dei dati più significativi che emerge dall’indagine realizzata dall’Istituto Demopolis.

Secondo il trend rilevato negli ultimi 5 mesi da Demopolis, la percentuale di cittadini che auspica una tregua nel conflitto israelo-palestinese cresce dal 40% del novembre scorso al 53% di gennaio per attestarsi oggi al 68%.


L’Istituto diretto da Pietro Vento ha analizzato gli orientamenti dell’opinione pubblica anche in base alla collocazione politica: l’esigenza di un cessate il fuoco a Gaza risulta maggioritaria e trasversale in quasi tutti i partiti, con l’eccezione della Lega. Ad auspicare una tregua, per ragioni umanitarie, sono più di 9 elettori su 10 di M5S e PD, ma anche il 65% di chi vota Forza Italia e il 54% degli elettori di Fratelli d’Italia.

Guardando al futuro, dopo l’auspicabile fine del conflitto, la soluzione di due Stati per i due popoli, israeliano e palestinese, trova ampia condivisione nel nostro Paese. Se il 40% la ritiene urgente e necessaria, la maggioranza assoluta degli italiani crede che quella dei due Stati sia una soluzione opportuna, anche se piuttosto difficile da attuare nel contesto odierno. A non auspicare uno Stato per i palestinesi è appena il 9%.

L’Istituto Demopolis ha analizzato infine l’opinione dei cittadini sulla situazione in atto nel Mar Rosso dove risultano sempre più frequenti gli attacchi dei miliziani Houthi alle navi mercantili. 7 italiani su 10 condividono il coinvolgimento dell’Italia nella missione militare europea, nella convinzione che si tratti di una scelta imposta dalla necessità di salvaguardare il traffico commerciale da e verso l’Europa. Per poco più di un quinto degli intervistati si tratta invece di una scelta sbagliata, che rischia di esporci in un nuovo fronte di guerra.

7 marzo 2024

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