Gli italiani e la povertà educativa minorile: indagine Demopolis per l’impresa sociale Con i Bambini

In occasione della Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, è stata presentata oggi a Roma l’indagine “Gli italiani e la povertà educativa minorile”, realizzata dall’Istituto Demopolis per l’impresa sociale Con i Bambini, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

I bambini e gli adolescenti di oggi sono i figli di un’Italia disuguale, di città quasi mai a misura di minori. La crisi economica degli ultimi anni ed i tagli alla spesa sociale, oltre che la crescente complessità delle relazioni familiari, pesano sulle condizioni di crescita dei più piccoli e ne contraggono le prospettive, in un contesto nel quale da tempo la mobilità sociale appare decisamente frenata.

Nel corso dell’incontro, i risultati della ricerca, illustrati dal direttore di Demopolis Pietro Vento, sono stati discussi e commentati da Carlo Borgomeo, presidente dell’impresa sociale Con i Bambini; dal viceministro Stefano Buffagni, presidente del Comitato di Indirizzo Strategico del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile; da Francesco Profumo, presidente di Acri, e da Claudia Fiaschi, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore. 


La condizione di “povertà educativa minorile”: cognizioni e cause nella percezione dell’opinione pubblica 

Il 43% degli italiani dichiara di aver sentito parlare di povertà educativa minorile; un ulteriore segmento, pari ad un quarto degli intervistati, ammette di non sapere effettivamente di che cosa si tratti, pur avendone sentito parlare. 

È quanto emerge dall’indagine realizzata dall’Istituto Demopolis, diretto da Pietro Vento, per l’impresa sociale Con i Bambini, soggetto attuatore del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. 

Oggi, nella percezione dei cittadini, è la disattenzione dei genitori (76%) la principale causa di povertà educativa dei minori. Due su tre citano le condizioni di disagio sociale (67%), di svantaggio economico (64%), di conflittualità familiare (62%). Il 59% segnala il degrado dei quartieri di residenza fra le cause della povertà educativa. Circa uno su due indica la frequenza scolastica irregolare, gli stimoli inadeguati, le scarse occasioni culturali e del tempo libero, l’uso eccessivo dei social network. 

Appena un quarto degli italiani cita il mancato accesso agli asili nido ed ai servizi per l’infanzia. Quest’ultimo dato sintetizza l’errore prospettico dell’opinione pubblica rispetto alle dinamiche dell’infanzia e dell’adolescenza: le apprensioni dei cittadini si focalizzano sull’evoluzione emergenziale del fenomeno, sui casi estremi in cui gli esiti della povertà educativa, negli anni dell’adolescenza, si manifestano in fenomeni di violenza, dipendenze o fallimenti scolastici.

Manca in Italia la consapevolezza che la qualità della crescita e le basi dell’apprendimento vadano costruite e presidiate nell’infanzia: che il futuro del Paese si costruisca con i bambini.


Sono a misura di bambino le città italiane? Il contesto urbano nel vissuto dei cittadini

Il prerequisito per una crescita sana di bambini ed adolescenti, che compensi eventuali povertà familiari ed anagrafiche, sono i contesti urbani, i servizi e le comunità di riferimento. Ma in Italia, con livelli differenti, le condizioni di contesto vacillano.

Nel vissuto degli italiani, intervistati dall’Istituto Demopolis, le città non sono a misura di minori per l’inadeguatezza dei servizi sociali (78%), del trasporto pubblico (71%), della qualità dell’aria (70%). Meno di un terzo promuove i servizi e le strutture per l’infanzia, con un dato che muta sensibilmente nelle differenti aree del Paese, e che nel Mezzogiorno scende al 21%. 

Sei su dieci ritengono non adeguati gli spazi verdi e le occasioni culturali e per il tempo libero. Superano le 4 citazioni positive su 10 soltanto le strutture sportive e la scuola che però, da sola, non ce la fa: non può essere l’unico puntello extra-familiare di sostegno alla crescita di bambini ed adolescenti. 


Le preoccupazioni degli italiani su bambini e ragazzi

L’errore prospettico dell’opinione pubblica rispetto alle dinamiche dell’infanzia e dell’adolescenza si conferma in un ulteriore dato dell’indagine condotta da Demopolis per l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Per il 56% la fascia d’età che richiede maggiore attenzione è quella adolescenziale: 13-17 anni. Solo il 10% cita i più piccoli, i bambini in età prescolare.

Del resto, le maggiori preoccupazioni avvertite dagli italiani, pensando ai minori, sono fenomeni per lo più adolescenziali: la dipendenza da smartphone e tablet (66%); bullismo o violenza (61%); la crescente diffusione della droga (56%), l’aggressività nei comportamenti (52%).

La metà circa degli intervistati segnala preoccupazioni relative all’apprendimento scolastico deficitario (53%) ed all’impoverimento del linguaggio (47%). Solo il 28%, pensando ai minori, dichiara preoccupazione per le disuguaglianze crescenti nell’accesso alle opportunità.


Figli di un’Italia disuguale

Le statistiche ufficiali offrono la misura argomentata delle disuguaglianze sociali, ma anche generazionali che esistono in Italia e di quanto sia urgente affrontarle. Non a caso gli italiani hanno maturato consapevolezza del guasto cronico che arresta l’ascensore sociale: nella percezione delle famiglie, il 55% di chi oggi studia occuperà in futuro una posizione sociale ed economica peggiore rispetto alla precedente generazione. In un contesto in cui le disuguaglianze sociali ed economiche continuano ad aumentare, per il 63% degli italiani, intervistati dall’Istituto Demopolis, le probabilità di un ragazzo nato da una famiglia a basso reddito di avere successo sono oggi più basse rispetto a 20 o 30 anni fa. Neanche la scuola basta più da sola.


Quanto pesa la scuola nella crescita delle nuove generazioni

Per il 71% degli italiani, rispetto a vent’anni fa, il sistema scolastico è peggiorato. I problemi della scuola sono un articolato di variabili economiche e politiche, ma anche umane e relazionali, fra studenti, docenti e genitori.

Per la maggioranza assoluta si tratta di problemi connessi alla mancanza di fondi e alla progressiva riduzione di risorse (71%), ma anche di relazioni infruttuose con il mondo del lavoro (63%). Oltre 6 cittadini su 10 segnalano invece il bullismo e la condotta degli studenti, il progressivo impoverimento del linguaggio e delle competenze di base; la maggioranza cita inoltre le condizioni degli edifici e il rapporto, sempre più difficile, tra genitori e insegnanti. 

Del resto, secondo l’indagine Demopolis per l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, solo l’11% degli intervistati concorda sull’assunto che la scuola sia l’unica istituzione deputata alla crescita dei ragazzi, mentre emerge una nuova consapevolezza, in seno all’opinione pubblica, almeno in termini di dichiarazione di principio: la responsabilità della crescita dei minori è di tutta la comunità (46%).


Che cosa serve per crescere bene secondo gli intervistati

Per far crescere bene gli attori del futuro, servirebbe maggiore protagonismo: dal genitore al cittadino senza figli che può animare e tutelare un quartiere, passando per la scuola, le associazioni, le interazioni amicali, tutto incide sulla crescita dei bambini. In quest’ottica, servirebbero interventi di sensibilizzazione che restituiscano importanza e protagonismo a tutti gli attori della comunità intorno ai più piccoli: una comunità educante che senta la responsabilità di puntellare e tutelare le variabili di crescita sana dei minori. Rispetto al tema, la graduatoria stilata dagli intervistati è ricca e plausibile: i puntelli attesi dall’opinione pubblica sono – innanzi tutto – un’educazione alla legalità che consenta ai minori di conoscere e rispettare le dinamiche e le regole della civile convivenza (82%); ma anche continuità scolastica e formativa (65%) ed opportunità culturali (60%), che consentano una risposta sociale nel minore non solo adattiva o di difesa, ma proattiva e creativa. 


Il vissuto dei genitori italiani

L’Istituto Demopolis ha analizzato, accanto alla popolazione italiana nel suo complesso e ad un target importante di insegnanti e di rappresentanti istituzionali e del Terzo Settore impegnati nel contrasto alla povertà educativa, anche un segmento significativo di genitori italiani con figli minorenni.

L’approfondimento di indagine ha confermato – attraverso le dichiarazioni dei genitori – i limiti effettivi che bambini ed adolescenti scontano in Italia nell’accesso alle più compiute esperienze di crescita. L’unica dimensione di apprendimento non curriculare dichiarata dalla maggioranza degli intervistati (60%) è lo sport.

This image has an empty alt attribute; its file name is 12.Demopoli_Grafici_web-tv_Con_i_Bambini-1024x576.jpeg

Solo metà dei ragazzi, negli ultimi 12 mesi, ha partecipato a spettacoli, presso cinema o teatri. Il 58% dichiara che i figli, nell’ultimo anno, non hanno letto libri. Il 72% non ha potuto fruire del tempo pieno a scuola. Meno di un quinto, infine, ha frequentato l’asilo nido: un servizio di primaria importanza per il funzionamento delle dinamiche familiari e per la compensazione delle disuguaglianze anagrafiche resta oggi un’esperienza minoritaria per i bambini italiani.


L’importanza delle azioni di contrasto alla povertà educativa nell’opinione degli italiani

La consapevolezza dell’opinione pubblica sulla gravità del fenomeno e delle accresciute disuguaglianze fra i ragazzi inizia ad affermarsi, almeno come dichiarazione di principio: secondo l’indagine Demopolis, la diffusione della povertà educativa è un fenomeno grave per quasi 9 cittadini su 10.

Inoltre, l’83% degli italiani ritiene importanti, per lo sviluppo del Paese, le azioni di contrasto alla povertà educativa minorile. 

Si tratta di un’urgenza che ha indotto le Fondazioni di origine bancaria a promuovere il Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, istituito nel 2016 e confermato con la legge di Bilancio 2019, che coinvolge il Terzo settore. Soggetto attuatore del Fondo è l’impresa sociale Con i bambini, società senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione Con il SudAd oggi sono stati avviati oltre 350 progetti per un coinvolgimento stimato di 480 mila bambini e ragazzi in difficoltàcon l’obiettivo di rimettere il minore al centro delle dinamiche sociali, perché dai più piccoli passa la progettazione del futuro del Paese.

Nota informativa e metodologica

L’indagine demoscopica è stata condotta dall’Istituto Demopolis, diretto da Pietro Vento, per l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, su un campione nazionale di 3.600 intervistati, statisticamente rappresentativo dell’universo della popolazione italiana maggiorenne, stratificato per aree geografiche di residenza, genere e fascia di età. La rilevazione quantitativa, preceduta nel mese di ottobre da una fase di colloqui aperti qualitativi, è stata realizzata con modalità integrate cawi-cati-cami dal 3 al 12 novembre 2019. Supervisione della rilevazione demoscopica di Marco E. Tabacchi. Coordinamento della ricerca a cura di Pietro Vento, con la collaborazione di Giusy Montalbano e Maria Sabrina Titone.

Potrebbero anche interessarti