Gli orientamenti dell’opinione pubblica italiana dopo 2 anni di guerra tra Russia ed Ucraina

Sono trascorsi 2 anni dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, iniziata all’alba del 24 febbraio 2022. 24 mesi di conflitto hanno inciso sull’atteggiamento dell’opinione pubblica nel nostro Paese: poco più di un quarto degli italiani ritiene che l’Europa debba mantenere fermamente la propria posizione nel supporto all’Ucraina; il 65%, invece, di fronte al prolungarsi del conflitto, auspica che l’Europa possa impegnarsi diplomaticamente per una tregua e per provare a favorire un negoziato tra Mosca e Kiev.

È uno dei dati che emerge dall’indagine realizzata dall’Istituto Demopolis, diretto da Pietro Vento.
Si tratta di un orientamento che risulta oggi maggioritario e trasversale, sia pur con alcune differenze percentuali, in tutti gli elettorati dei principali partiti: l’idea che l’UE dovrebbe favorire un negoziato per porre fine alla guerra è condivisa da oltre l’80% di chi sceglie M5S e Lega, ma anche dal 62% degli elettori del PD e dal 61% di chi vota Fratelli d’Italia.

Se resta alta la volontà degli italiani di continuare a sostenere economicamente il popolo ucraino, le convinzioni cambiano sul versante militare: il 53% dei cittadini, intervistati da Demopolis, ritiene che nel 2024 l’Italia non dovrebbe continuare ad inviare armi a Kiev. Favorevoli alla prosecuzione delle forniture militari si dichiarano oggi 4 italiani su 10.
La scelta divide gli elettorati dei maggiori partiti: i più propensi appaiono i simpatizzanti di Forza Italia, i più contrari quanti votano 5 Stelle e Lega. Sull’invio delle armi si spaccano a metà gli elettorati dei 2 principali partiti, Fratelli d’Italia e Partito Democratico.

Non lascia invece dubbi, nell’indagine Demopolis, la nettissima posizione degli italiani rispetto ad un eventuale coinvolgimento sul campo della Nato e, conseguentemente, del nostro Paese: meno di 1 su 10 condivide l’opzione di un intervento con mezzi e truppe nel conflitto. L’82% dei cittadini, intervistati dall’Istituto diretto da Pietro Vento, ritiene che un intervento della Nato porterebbe al pieno coinvolgimento dell’Europa e ad una pericolosa escalation nucleare.

Resta molto critico il giudizio dell’opinione pubblica sulle responsabilità della Russia. Si parla di nuove sanzioni economiche a Mosca da parte di Stati Uniti ed Unione Europea dopo la morte in carcere del principale oppositore di Putin, Aleksei Navalny: le condivide il 75% degli italiani; le ritiene sbagliate il 16%.